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domenica 4 ottobre 2015

C’è vita su Facebook | Massimo Roscia docet

C’è quello che scrive un post e si mette subito un mi piace (che probabilmente resterà l’unico).

C’è quello che pubblica solo foto di gattini, foto di piedi, foto di piedi di gattini.

C’è quello che, pur di diventare popolare, chiede l’amicizia a negozi di scarpe, enti soppressi, detersivi e altri prodotti per la casa, ecc...

C’è quella che, dopo aver pubblicato un selfie, si accorge di avere il doppio mento e rimuove subito la foto.

C’è quello che ti manda un poke e tu ti chiedi “Ma chi cazzo è ‘sto poke?”

C’è quello che ha il sistema di geolocalizzazione perennemente attivo e si targa anche quando è al cesso.


C’è quello che, contro la nostra volontà, ci invita a giocare a Candy Crush.

C’è quello che (sempre lo stesso), contro la nostra volontà, ci iscrive a un gruppo su come imparare a giocare a Candy Crush.

C’è quello che su Runtastic percorre trentasei chilometri in sette minuti bruciando tremila kilocalorie.

C’è quello che ha registrato il proprio profilo con cognome e nome.

C’è quello che ha registrato il proprio profilo con cognome, nome, professione e partita iva.

C’è quella che tu credi essere finalmente la donna della tua vita e che ti scrive: “Hi, my love. Me chiamo Svetlana e ti amu. Tu dare me codici tu carta credito e anticipazione tfr io essere amore tuo pessempre”.

C’è quella che (la stessa che ti ha scritto “Hi, my love”) in due minuti ha raccolto sedicimila mi piace e ottomila commenti solo per aver pubblicato una sua foto con le sette di fuori, appena rifatte con i soldi dell’anticipo del tuo tfr).

C’è quello che in estate si lamenta sempre del caldo e in inverno del freddo.

C’è quello che ti invita a un evento che si terrà la sera stessa in Patagonia.

C’è quello che scrive che partirà per la Patagonia, che starà fuori due mesi, che l’allarme antifurto di casa è guasto e che le chiavi sono sotto lo zerbino.

C’è quello che ogni mercoledì scrive “Io odio i lunedì”.

C’è quello che si lamenta in continuazione: “Non c’è più rispetto”, “Si stava meglio quando si stava peggio”, “Povera Italia”… 

C’è quello che ogni settimana scrive “Ora è ufficiale. Dal prossimo mese Facebook sarà a pagamento”.

C’è quello che, ogni volta che muore una celebrità, riempie la propria bacheca di foto con scritto “R.I.P. Pino Daniele”, “R.I.P. Omar Sharif”, “R.I.P. Nelson Mandela”, “R.I.P. Ho Chi Minh”, “R.I.P. Derek Shepherd”…

C’è quello che si chiama Superman69, ha scelto come foto del profilo un ritratto di Capitan Harlock e ti chiede l’amicizia dicendo: “Ti ricordi di me?”

C’è quello che ti chiede l’amicizia e subito ti invita a mettere mi piace sulla sua pagina, sul suo sito e sui suoi dodici blog.

C’è quello che l’ortografia non sono cazzi suoi. PuLtroppo!

C’è quello che targa tutto e tutti come se non ci fosse un domani.

C’è quello che imbratta le bacheche altrui con oroscopi, citazioni, test, quiz, granai di FarmVille, piatti del giorno, tatuaggi, cuoricini e foto di gattini, di piedi e di piedi di gattini.


C’è quello che ogni mattina scrive “Buongiorno Facebook” e tu pensi “Buongiorno un cazzo!”



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